Il Cammino verso la felicità
- Andrea Cataldi
- 4 nov 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 gen
L’uomo, nel momento in cui decide di percorrere il sentiero verso la felicità, si avvia su un cammino che risponde alla sua natura più profonda. Questa tensione verso la felicità è parte integrante dell’essere umano e coincide con il processo di scoperta e appropriazione della propria identità. Attraverso questa ricerca, ognuno trova la propria autenticità, il proprio “idioma”, ossia il linguaggio unico che esprime chi siamo. Tuttavia, questo percorso richiede l’interiorizzazione di modelli che aiutano a liberarsi da ogni forma di dipendenza.
La società, spesso, tende a mantenere le persone in uno stato di eteronomia, una condizione di dipendenza dagli altri. La felicità, però, si realizza solo nella conquista dell’autonomia, della libertà autentica. È qui che entra in gioco il ruolo della Chiesa: il suo compito fondamentale è annunciare che è possibile costruire relazioni comunitarie vere, lontane dalla massificazione. In una comunità autentica, le persone si esprimono liberamente, secondo la loro unicità, in un ambiente accogliente e tollerante. La tolleranza non è semplicemente sopportare l’altro, ma accoglierlo nella sua diversità, riconoscendolo per ciò che è.
Ogni essere umano racchiude in sé un potenziale straordinario, come una ghianda contiene in sé tutto ciò che serve per diventare una quercia. Questo potenziale è la nostra “onticità”, il nostro programma evolutivo, che ci spinge a realizzarci pienamente. Realizzarsi significa esprimere la totalità di ciò che siamo, in un continuo dinamismo di crescita e scoperta. La conoscenza, infatti, non è statica, ma un processo vivo: conoscere significa trovare continuamente novità, risvegliando dentro di noi ciò che Dio ha nascosto nel nostro inconscio.
Dio, secondo Viktor Frankl, è presente in ogni uomo, nascosto nella sua profondità. Essere fatti a Sua immagine e somiglianza significa avere la capacità e il compito di manifestare progressivamente il divino che è in noi, attraverso le esperienze e le sfide della vita. Gesù Cristo, in questo senso, è il modello perfetto: come Logos incarnato, rappresenta il dialogo tra umano e divino. Cristo mostra che la relazione con Dio è un dialogo personale, una via per realizzarsi pienamente come esseri umani.
Spesso, il peccato viene visto come la trasgressione di una legge, ma Don Antonio Maione ribalta questa prospettiva: il vero peccato è il blocco della crescita personale. Quando limitiamo noi stessi, soffochiamo la nostra autenticità e impediamo che l’immagine di Dio in noi si manifesti. Dire a un bambino di “stare buono” per impedirgli di esprimersi è un esempio di questo blocco. Al contrario, la bontà si manifesta quando una persona è libera di esprimere il proprio pensiero, di esprimere e condividere la propria ricchezza interiore.
Diventare come bambini, come dice Gesù, non significa tornare all’infanzia in senso letterale, ma recuperare quella capacità di crescere liberandoci dai legami che ci trattengono. È un invito a recidere le dipendenze che ci impediscono di essere liberi e autentici. La Chiesa, allora, dovrebbe essere un luogo magico, un ambiente in cui ogni persona può incontrarsi con gli altri nella propria unicità e specificità.
Quando l’uomo è liberato da vincoli e frustrazioni, non sente il bisogno di essere aggressivo. L’aggressività, infatti, nasce dalla frustrazione, non dalla libertà. Un individuo che si sente accolto e libero di essere se stesso vivrà in armonia con gli altri. Ecco perché è essenziale imparare a leggere il “libro” che Dio ha scritto in noi: scoprire le nostre potenzialità ci rende maturi e ci permette di entrare in relazione autentica con Dio e con gli altri.
La salvezza, infine, non è un’adesione a regole esterne, ma un cammino di realizzazione personale e comunitaria. Dio si manifesta attraverso gli uomini, e quando accogliamo gli altri nella loro diversità, ci avviciniamo a Lui. Ogni gesto di amore e accoglienza è un passo verso la nostra piena umanità e un modo di costruire il regno di Dio qui sulla terra.
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