IL paradosso dellla Felicità di Easterlin
- Andrea Cataldi
- 10 gen 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 11 gen

Il paradosso di Easterlin fu definito negli anni '70 del secolo scorso dall'economista Americano Richard Easterlin che, con lungimiranza rispetto ai tempi, aveva iniziato a studiare la relazione tra reddito e felicità o benessere soggettivo.
Per studiare questa relazione, bisogna chiedere ad un campione di persone se e quanto sono soddisfatte della propria vita in generale e vedere se queste valutazioni variano a seconda del reddito percepito.
Easterlin osservò che, ad un dato istante, attraverso un'analisi specifica, che mette in relazione le valutazioni soggettive con i redditi de gli individui, si riscontra una correlazione positiva tra il benessere soggettivo e reddito percepito. Il benessere soggettivo appare positivamente correlato al pil p.c., sebbene questa correlazione sia generalmente piuttosto bassa e tenda ad annullarsi in corrispondenza di livelli di reddito più alti. In altre parole, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana o benessere soggetivo aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a forma di parabola con concavità verso il basso.
Questa osservazione costituisce il primo aspetto del cosidetto paradosso della felicità di Easterlin, paradosso perchè contraddice la credenza diffusa e consolidata, secondo cui un aumento della ricchezza dovrebbe generalmente determinare un aumento del benessere.
Successivamente, andando a vedere come il benessere soggettivo varia nel tempo, si nota
Fig. 1 Benessere soggettivo medio in Giappone, 1958– 87 (Fonte: Easterlin, 1996)
nella fig. 1, che rappresentando il benessere soggettivo medio in Giappone nel periodo 1958-1987, il PIL pro cap. è quintuplicato intermini reali, mentre il benessere medio non è aumentato, ma è rimasto costante nel tempo.
Fig. 2 PIL pro capite e felicità in USA, 1946 – 96 (Fonte: Bartolini, 2010)
La Fig. 2 si riferisce agli Stati Uniti e mostra come, a partire dagli anni 50, si sia creata una forbice sempre più ampia tra il Pil pro cap. e la percentuale di persone molto felici.
Studi economici e psicologici successivi hanno dato differenti spiegazioni del risultato, confermato da indagini empiriche, che le persone non sono in grado di ottimizzare le loro scelte per raggiungere il benessere, né sembrano in grado di imparare dagli errori fatti. Lo stesso Easterlin insieme a Daniel kahneman, Frank ed altri hanno provato a spiegare il paradosso con l'effetto treadmill (tappeto rullante) o rullo edonico, teorizzato da Brickman e Campbell nel 1971, ovvero l'incessante ricerca di qualcosa di meglio , sostenendo che una conseguenza dell'aumento del reddito/ricchezza è da considerarsi come se corressimo inconsapevolmente su un tappeto rullante rimanendo sempre al medesimo punto. I principali treadmill effect sono:
l'hedonic treadmill, secondo la "teoria dell'adattamento", è il meccanismo per il quale la nostra soddisfazione o il benessere conseguente all'acquisto di un nuovo bene di consumo (per esempio, di automobile berlina al posto della precedente utilitaria), dopo un miglioramento temporaneo ritorna rapidamente al livello precedente;
il satisfaction treadmill, invece, dipende dall'innalzamento del nostro livello di "aspirazione al consumo" al migliorare del reddito, cioè nonostante la "felicità oggettiva" migliori si richiedono continui e più intensi piaceri per mantenere lo stesso livello di soddisfazione (il livello che segna il confine fra i risultati soddisfacenti e quelli insoddisfacenti) o la stessa "felicità soggettiva" (l'autovalutazione della propria felicità);
il positional treadmill relativo mette l'accento sugli effetti "posizionali" dei beni di consumo in base ai quali il benessere che traiamo dal consumo dipende soprattutto dal valore relativo del consumo stesso, cioè da quanto esso differisce da quello degli altri con i quali ci confrontiamo.
Altri modelli di spiegazione in particolare di Scitovsky, Hirsch, Bartolini ed altri evidenziano come gli individui, sia a causa di limiti cognitivi, sia a causa dei condizionamenti sociali, hanno difficoltà ad ottimizzare le scelte:
nel conflitto tra confort (a bassi costi d'accesso, ma anche rendimenti decrescenti con l'abitudine e alti costi d'uscita a causa dell'assuefazione) e attività stimolanti e creative (con rendimenti crescenti in termini di godimento, ma anche più alti costi d'accesso per la necessità di acquisire capacità di consumo complesse).
nel conflitto tra beni standardizzati (anonimi, poco stimolanti e di cui ci stanchiamo in fretta) risultato di una produzione sempre più specializzata e gli specifici bisogni e desideri individuali di un "consumo" sempre più "olistico".
nel "processo di sostituzione" in atto da parte del mercato che spinge l'offerta di costosi sostituti "artificiali" ai beni relazionali e naturali "gratuiti" e quindi la motivazione degli "individui ad accumulare denaro" per far fronte allo sviluppo di una società in cui gratuitamente si possa fare sempre meno e che erode sempre più le risorse.
Quasi tutte le ipotesi per spiegare il paradosso rimandano più o meno direttamente alla necessità "economica" di inserire nell'analisi delle ricchezze un'altra categoria di beni: i beni relazionali (come l'ambito familiare, affettivo e civile della partecipazione alla vita sociale/volontariato e politica della propria comunità). È interessante osservare che molte ricerche mettono in luce che per i beni relazionali (come ad esempio nel caso del matrimonio, dei figli, degli amici, dell'occupazione lavorativa, della salute) il treadmill dell'adattamento e delle aspirazioni non è totale e la felicità (o infelicità nei casi negativi) pur diminuendo nel tempo rimane comunque più elevata. Sarebbe poi, secondo molti, da considerare nell'analisi economica anche il patrimonio ambientale su cui confluiscono gran parte delle "esternalità" negative (inquinamenti di vario tipo e consumo delle fonti non rinnovabili) non conteggiate nel bilancio della logica economica del mercato. Ci sono cioè dei beni che il denaro non è capace di comprare e spesso sacrificati al fine di conseguire il reddito monetario necessario per acquistare i "beni di consumo" (si pensi al tempo crescente che le attività lavorative rubano alle relazioni familiari e ai rapporti di amicizia).
Inoltre, se indichiamo con F la felicità di un individuo (considerandola una variabile misurabile cardinalmente), con I il reddito (inteso come mezzi materiali), con R i "beni relazionali", e ignoriamo altri elementi importanti, possiamo scrivere:
F = f(I,R)
possiamo esprimere cioè la felicità come una funzione del reddito individuale e beni relazionali. Se è vero e ragionevole supporre che l'effetto complessivo del reddito (I) contribuisce direttamente alla felicità soprattutto per bassi livelli di reddito, bisogna anche considerare che, dopo aver superato una certa soglia, questo può diventare negativo poiché l'impegno per aumentare il reddito (assoluto o relativo) può produrre sistematicamente effetti negativi sui beni relazionali, sulla qualità e quantità delle nostre relazioni (ad esempio a causa delle risorse eccessive che impieghiamo per aumentare il reddito e che sottraiamo ai rapporti umani), e quindi, indirettamente, potrebbe smorzare, o addirittura ribaltare l'effetto totale diminuendo la felicità. Le diverse ipotesi prima illustrate, insieme ai nostri limiti cognitivi e ai condizionamenti sociali spiegano perché inconsapevolmente non ci comportiamo razionalmente e superiamo il punto critico.
Una delle macroconclusioni sembra essere quindi che ricchezza (o utilità) e felicità (o benessere sociale) non sono la medesima cosa, perché per essere più felici non basta cercare di aumentare l'utilità (prodotti, beni, servizi), bensì, almeno in maniera prevalente, è necessario addentrarsi nella sfera della relazione tra le persone. Tra le tante soluzioni proposte, lo stesso Easterlin suggerisce che, poiché ciascun individuo possiede un certo ammontare di tempo da allocare tra diversi domini monetari e non (quali reddito e beni materiali, famiglia, stato di salute, lavoro, stabilità emotiva, autodisciplina) per aumentare la propria felicità, sarebbe meglio destinare il tempo a quei domini in cui l'adattamento edonico e il confronto sociale sono meno importanti, ad esempio nei beni relazionali o "beni non posizionali".
Articolo tratto da Wikipedia.
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